Home Life Works Texts Gallery Literature Wish List
News Letters Bookshop Donations Links Mailing List Contact

“La ‘missonaria’ del paganesimo ariano”

by Lotte Asmus & Vittorio De Cecco

Originally from http://www.thule-italia.com/EzineThule4.pdf


‘In memoriam Savitri Devi Mukherji’


Savitri Devi 1 nasce in Francia, a Lione, il 30 settembre 1905, da padre greco (con antenati d’origine piemontese) e madre inglese. Dotata di qualità intellettuali straordinarie, riceve la sua educazione in Francia, laureandosi in scienze e in lettere; giovanissima, apprende l’italiano, il francese, l’inglese, e, in seguito, il tedesco, l’islandese, il bengali, l’indi. Fin dalla giovinezza prova un profondo senso di repulsione e di pietà per la uccisione di animali a scopo nutritivo.2

A due riprese, nel 1923 e nel 1926, Savitri Devi visita l’Italia. Qui — come scriverà in una sua lettera del 1978 — ha modo «[...] di ammirare la grandezza romana che nello spirito fascista dell’epoca sembrava aver conquistato tutta la gioventù».

Verso l’India

Nel 1932, Savitri Devi si reca in India, alla scoperta della terra delle Sacre Scritture degli Arya — «[...] ove gli antichi Dei ariani sono ancora adorati e venerati». In India ella conosce le opere del grande Bàl Gangàdhar Tilak.3 Profondamente pagana, adoratrice del Sole, ammiratrice dell’Imperatore Giuliano e di Wittekind.4 Savitri Devi percorre tutta l’India divulgando la sua idea del mondo, ovunque accolta e ascoltata con grande rispetto. A Calcutta, il console italiano dell’epoca la definirà «la missionaria del paganesimo ariano».

In quegli anni ha modo di conoscere Subhas Chandra Bose, il nazionalista indù alleato dell’Europa nazionalsocialista. A introdurre Chandra Bose presso i rappresentanti dell’Impero del Sol’ Levante è il Brahmano Sri Krishna Mukhereji, che diverrà poi marito di Savitri Devi.5

A quel tempo, Savitri Devi insegue il sogno di accompagnare al congresso di Norimberga della N.S.D.A.P. esponenti della minoranza indù di casta superiore — favorevoli alle finalità spirituali e razziali dell’Europa nazionalsocialista — e poter dire a Hitler.: «Mein Fuhrer, vi presento l’elite razziale dell’India!»6

Secondo Savitri Devi, la Weltanschauung nazionalsocialista prima che rappresentarsi in termini di ideologia politica vale come religione — è la religione dello swastika. ‘Ad animare il nazionalsocialismo interviene un sentimento religioso del mondo ispirato all’osservanza delle leggi della ‘natura’, vale a dire delle leggi divine: di quelle norme cosmiche che, in quanto tali, rimangono eterne e infallibili. Questa aspirazione intemporale a conformarsi ai ritmi di manifestazione del divino nel mondo umano — sostiene l’Autrice — ha preso la sua forma temporale a noi più prossima nel nazionalsocialismo. Perciò tale dottrina, nel suo significato superiore di ‘teofania’, di rivelazione di quelle leggi eterne, sussisterà ‘eternamente’ — agendo, spesso in modo latente e inconsapevole, nel cuore di ogni uomo che attraverso il suo religioso orientamento alla ‘natura’ conferma la propria riconnessione al divino. Anche in quésta fase di oscuramento del divino, in cui la specie umana ha ‘scelto’ di conseguenza la via dell’autodistruzione, deve valere per i suoi elementi in ordine (gli «uomini differenziati») il principio: ‘Buono è tutto ciò che sta in armonia con le leggi della natura, cattivo tutto ciò che sta in contrasto’. Il nazionalsocialismo va quindi considerato come rivolta totale contro la decadenza dell’«età oscura» e tentativo radicale di restaurazione dell’«età dell’oro»: è questo, secondo Savitri Devi, il significato fondamentale, il puro nucleo metapo-litico, la ‘quinta essenza’ del composito fenomeno nazionalsocialista. Un secretum che i gradi superiori nella gerarchla (appunto secondo il significato di ‘complesso ordinato alle funzioni del sacro’) nazionalsocialista dovevano conoscere .

Ritomo in Europa

Nel 1946 Savitri Devi ritorna in Europa. Dopo il soggiorno di un anno circa in Manda, si reca prima in Gran Bretagna, quindi nei Paesi scandinavi, alla fine giunge in Germania. In mezzo alle rovine morali e materiali, Savitri Devi si accinge subito a riprendere l’opera di ricostruzione spirituale e ‘ideologica’, entrando in contatto con alcuni superstiti della grande tragedia e percorrendo l’intera Germania occupata dagli ‘Alleati’, sino al suo arresto, avvenuto a Kòln nell’inverno 1949, e alla successiva condanna alla reclusione pronunziata dal tribunale di Dusseldorf per aver svolto ‘propaganda nazionalsocialista’.

Nel suo libro Defìance, un intero capitolo è dedicato alla sua cattura e ai numerosi interrogatori cui viene sottoposta da parte della polizia tedesca collaborazionista e di quella ‘alleata’. Accusata, durante il primo interrogatorio, di aver svolto propaganda nazista — e, in particolare, di aver diffuse migliaia di volantini, esortanti il popolo tedesco ad aver fede nell’ideale nazionalsocialista e nel destino della nazione germanica –Savitri Devi simula d’ignorare il significato del vocabolo Flugblatt [volantino]. Allora un poliziotto le spiega nei particolari che cosa significhi Flugblatt... Preso un foglio di carta, vi disegna uno swastika, poi rivolto all’arrestata dice: «Lei non sa che cosa sia un Flugblatt — ma sa almeno che cosa è questo?» «Uno swastika — risponde Savitri Devi —. Credo che tutti conoscano questo simbolo!» «Il simbolo del nazismo!» —ribatte il poliziotto. E Savitri Devi immediatamente gli replica: «II simbolo immortale del Sole. In India è conosciuto da migliaia d’anni come simbolo sacro». «E lei lo considera tale?» — continua il poliziotto. «Certo! — risponde Savitri Devi con accento di sfida —. Io sono un’adoratrice del Sole! ».

Nella sua opera Pilgrimage, Savitri Devi riferisce poi del suo itinerario spirituale e ideologico attraverso la Germania e l’Austria. Narra in particolare la sua visita a Berchtesgaden, all’Obersalzberg e al Koenigssee. Mentre si trova nei pressi di questo lago, si ferma per ammirare la bellezza naturale del luogo: «[...] Mi sedetti e ammirai il paesaggio circostante, le montagne, i boschi, il lago [...]. Chiusi gli occhi, cercando di evadere dalla realtà quotidiana, respirando lentamente, profondamente l’aria pura dei monti. Il mio pensiero andava all’eterna ‘danza cosmica’, dietro cui stanno le leggi eterne dell’Essere, la speranza, la nostra vittoria, qualsiasi cosa accada. Immaginavo la gloriosa figura di Shiva, il Signore della danza cosmica, il Signore della vita e della morte, sereno e senza pietà, circondato dalle fiamme, la suprema entità non-umana, la divinità immanente che tutti noi occidentali adoriamo senza saperlo. Dietro di Lui, percependo l’immensità senza limiti dello spazio, immaginavo, ‘vedevo con l’occhio interiore’ la splendente ‘ruota del Sole’ — il nostro simbolo più antico: lo swastika eterno! Tutto il mio essere era pervaso da una gioia estatica, nella certezza che noi ‘siamo eterni’ e nulla potrà distruggerci [...]».

La visita alle ‘Rocce del Sole’

In Pilgrimage, un intero capitolo è dedicato alla visita compiuta dall’Autrice a questo luogo sacro alla spiritualità solare ariana.7

«Penetrata nella ‘camera del Sole’, toccai con la destra la pietra situata al centro, quindi levai lentamente il braccio nel saluto, noto agli Ari d’occidente come il ‘saluto al Sole’. Per un lungo attimo rimasi immobile, in silenzio. Il pallido riflesso solare mi fece pensare alla morte [..] Il mondo attuale crede che noi, moderni Tigli del Sole’, siamo morti [...] Un giorno io assisterò da questa terra sacra all’apparire di un nuovo Sole, di una nuova alba, salutata dal simbolo sacro dello swastika [...] Nella penembra del luogo osservavo, inciso nella pietra, il simbolo runico che rappresenta la morte. Non potevo fare a meno di pensare che esso significa pure la Vita nascosta’, la vita sotterranea, immersa nella Terra-madre, fonte di nuova vita, di nuova rinascita e crescita: il simbolo della vita che attende il momento opportuno per riapparire più vigorosa e vittoriosa di prima in tutta la sua bellezza. Pensavo anche al disastro del 1945, agli anni di persecuzione, non ancora finiti; pensavo alla ‘nostra morte’, la quale è pur essa ‘vita sotterranea’ intensa, forza latente e insospettata di vita, che giace a contatto con le potenze nascoste, nelle radici profonde dell’Essere totale: in attesa della nuova primavera dell’umanità aria».

Il luogo suscita in Savitri Devi altri ricordi: dei giorni in cui sognava di fondare un’associazione universale pan-aria, con il preciso obiettivo di risvegliare la coscienza razziale dei popoli ariani, persuadendoli a instaurare il nuovo ordine politico-razziale, in una sorta di ‘federazione’ di tutte le genti arie d’occidente e d’oriente. La visita alle ‘rocce del Sole’ riflette quindi il significato di una ‘cerca’ intcriore, di un ritorno alle fonti della nostra religiosità, di una comunione con gli antichi Dei del paganesimo solare nordico-ario — assumendo la forma di un vero e proprio rito neopagano, il cui simbolismo colpisce profondamente chi si accosti a queste pagine. Nella notte trascorsa tra le pietre sacre, in attesa dell’aurora, Savitri Devi prega con le uniche parole degne della religione della Luce: «Signore delle potenze invisibili... Luce e Calore... Vita eterna...» — ripetendo poi l’invocazione in sanscrito: «Aum Shivayam! A um Shivayam! ».

Una delle opere più significative di Savitri Devi rimane senza dubbio The Lightning and the Sun, in cui vengono considerati tre grandi personaggi storici e analizzate le relative correnti spirituali e razziali. II primo è Gengis Khan, il ‘figlio della violenza’, il conquistatore dell’Asia, definito come il ‘lampo-uomo-nel-tempo’. Egli risulta manifestazione della forza bruta e cieca della distruzione, priva di significato ‘ideologico’, agente quasi impersonale del tempo annientatore — Mahakala.

Il secondo è Akhenaton, il Faraone della XVIII dinastia, chiamato pure Amenophis IV, il ‘figlio di Aton vivente’. Akhenaton significa ‘gioia del Sole’, e Savitri Devi rileva come la sua riforma religiosa — incentrata nella venerazione del ‘disco solare’, della luce e del calore, della vita emanante dal disco, immagine divina per eccellenza — avesse introdotto profondi mutamenti nelle concezioni spirituali egizie dell’epoca. La sua visione spirituale, la sua stessa esistenza rimase, sotto molti aspetti, un mistero tanto per i suoi contemporanei quanto per noi. Dedicandosi interamente alla spiritualità solare, alla tenace ricerca intcriore del divino, rimanendo completamente estraneo al mondo profano che lo circondava, Akhenaton fu un ‘sole-uomo-al-di-sopra-del-tempo’: in costante unione con la grande realtà, con l’Essere che assorbe in sé il tempo e lo spazio, egli viveva in profondo distacco dale esigenze profane e dai suoi doveri di sovrano. In questa luminosa figura regale, in colui che ella definisce un ‘iniziato’ alla religione solare, Savitri Devi scorge: «l’ultimo uomo della storia mondiale che pur essendo al di sopra del tempo ed egualmente consapevole del significato negativo di un’epoca già contrassegnata da sintomi di progressiva decadenza, nondimeno si rivelò disposto a tentare quella riforma politico-religiosa che avrebbe dovuto restaurare l’età dell’oro dell’umanità».

In Akhenaton, Savitri Devi vede anche un uomo ben cosciente dell; realtà razziale, voluta da ‘Aton’ che proprio così aveva manifestato il mondo, nella diversità-armonia dell’ordine cosmico. L’Autrice formula ipotesi sulle possibili origini razziali di questo Faraone, più arie che semite, notando come, alla sua morte, ogni traccia della sua religione venisse cancellata e tanto Akhenaton quanto i suoi seguaci fossero considerati... ‘criminali’.

La parte più ampia del libro è dedicata alla terza figura, Adolf definito uomo al contempo ‘Sole-e-Lampo’. Savitri Devi scorge nel Fuhrer colui che precede l’incarnazione di ‘Kalki’, il Vendicatore, il Giustiziere, il Restauratore dell’epoca d’oro della tradizione. L’agire di Hitler viene dall’Autrice considerato come quello che obbedisce ai cànoni espressi nella Bhagavad-Gità: agire impersonale, distaccato, senza pathos, senza odio.

La morte del corpo Dal 1960 al 1969 Savitri Devi risiede in Francia, a Montbrison, ove insegna. Qui compone alcune parti della sua magnifica opera Souvenirs et réflexions d’une Aryenne — che verrà terminata a Nuova Delhi, dove Savitri Devi risiede fino al 1981, interrompendo con diversi viaggi m Europa il suo soggiorno indiano.

Ritornata definitivamente in Europa nella primavera del 1981, nonostante la cecità e la paralisi che nel frattempo l’hanno colpita compie lunghi viaggi in Svizzera, Francia, Germania e Inghilterra, ospite di camerati e amici che provano per lei grande enerazione. Muore il 22 ottobre 1982 nell’Essex (Inghilterra), ove si è recata in attesa di raggiungere gli U.S.A.8 e il Canada per tenervi alcune conferenze («Se non posso più vedere e camminare — scrive in una delle sue ultime lettere —, posso almeno parlare, e io parlerò con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima!»).

Durante l’arsione del cadavere di Savitri Devi, l’ospite inglese pronunzia queste parole:

«Eri uno spirito davvero libero, che nelle anime accendevi amore e indignazione al contempo. Costumi antichi ti animavano, e Tu anelavi a seguirli e osservarne le regole, specie quando occorreva per loro abbandonare agi e comodità — ossia quanto viene dagli altri considerato normale oggetto di desiderio. Eri dotata di intelletto elevato, ma non aspiravi a onori e denaro. Lottavi invece per uno stile di vita che a Te sembrava quello giusto e che ai tuoi occhi appariva il migliore fra tutti. A questo ideale ti mostravi devota e fedele — e fedeltà è già di per sé una virtù. Per coloro che ti stavano vicino, sopra tutto per coloro che non condividevano i tuoi ideali, eri una vera amica. Più di ogni altro essere amavi gli animali, e per loro in qualsiasi momento avresti dato la vita. Nel tuo corpo fragile permaneva luminosa la forza mentale che irradiavi. E mentre gli occhi del tuo corpo si spegnevano, preferivi morire piuttosto che scorgere l’oscurità del futuro. Nella mia casa — chiamata ‘Moira’ -Moira, il Destino, per Te tesseva gli ultimi fili; prima che una nube alla fine oscurasse completamente il tuo sguardo, Atropos tagliò l’ultimo filo di vita. Movendo dai verdi campi d’Inghilterra, Tu attraversi ora campi sconosciuti: gli Elisi, il Walhalla, il Jalu — il ciclo, oppure altre vite future. Nessuno lo sa. Ora Ti saluto con le parole dell’Egitto antico: Ti sollevi la forza del raggio di sole, Osiris Savitri, che viva per sempre!»

Notizia bibliografica

Indichiamo le principali opere composte (tra parentesi la data di composizione) da Savitri Devi. L’etang aux Lotus (1937), A Warning to the Hindus (1938), The Non Hindu Indians and Indian Unity (1940), Akhnaton’s Eternal Message (1940), Joy of the Sun (1942), A Son of God (1942-1945), Impeachment of Man (1945-1946), Akhnaton: A Play (1947), Gold in the Furnace (1948-49), Defiance (1950), For-Ever and Ever (poemi inediti, 1952-53), Pilgrimage (1953-54), The Lightning and the Sun (1948-56), Paul de Tarse (1957), Long Whiskers and the two Legged Goddess (1957-60), Hart wie Kruppstahl (1961-63), Souvenirs et réflexions d’une Aryenne (1968-1971), Ironies et paradoxes dans l’histoire et la légende (saggio inedito).



1 «Diventai [da allora] una fedele e convinta seguace della pratica vegetariana» (da una lettera inviata nel 1978 al bollettino «Arya»).
2 «Diventai [da allora] una fedele e convinta seguace della pratica vegetariana» (da una lettera inviata nel 1978 al bollettino «Arya»).
3 Chiamato 'Lokamanya' (onorato dagli uomini), questo Brahmana, — nato nel 1856 e morto nel 1920 —, erudito e matematico, è autore tra l'altro dell'opera The Arctic Home in the Vedas (cfr. l'edizione in lingua francese pubblicata da Arche, Milano: Origine polaire de la tradilion védique), in cui fa riferimento alle origini 'polari' delle genti arie, della loro spiritualità solare, agli albori della 'civiltà di Thule'. Cfr. Savitri Devi, L'India e il nazismo, cit., pp. 20-22.
4 Guerriero germanico, duca di Westphalia, lottò contro l'oppressione del cristianesimo, imposto da Carlomagno.
5 Direttore dal 1935 al 1937 della rivista «New Mercury», Sri Krishna Mukhereji, ammiratore di Adolf Hitler e nazionalsocialista convinto, aveva — secondo esplicite affermazioni di Savitri Devi — una conoscenza profonda dell'esoterismo nazionalsocialista ed era al corrente della complessa attività della «Thulegesellschaft». Cfr. S. Devi, L'India e il nazismo, cit., pp. 25 ss.
6 Souvenirs et réflexions d’une Aryenne, p. 286. Appunto in questo libro Savitri Devi dichiara che esisteva in India una minoranza di eletti, i quali consideravano Adolf Hitler una incarnazione di Vishnu. Ella ricorda tra gli altri Satyamanda Swami, fondatore della «Hindu Mission», il Brahmana Pandit Rajwade di Poona, profondo conoscitore dei testi sacri indù e di Nietzsche (autore che leggeva e commentava ogni settimana di fronte a una cerchia ristretta di discepoli). Questo Brahmana considerava Hitler il «Chakravartin d'Europa», il cui avvento era destinato a restaurare l'Ordine vero. Savitri Devi ricorda poi un veggente indù che predisse tutte le vittorie della Germania nazionalsocialista, le successive sconfitte, il tradimento dei generali della Wehrmacht, la lotta finale e il crollo definitivo del III Reich con la morte del Fuhrer. Secondo quel veggente tali eventi rientravano nella logica della cose, in quanto il Fuhrer era solo una incarnazione, e non la incarnazione suprema (op. cil., pp. 285 ss.). In alcuni ambienti tradizionali dell'India odierna si considera ancora favorevolmente la Weltanschauung nazionalsocialista, giacché si scorge in essa (depurata di alcune caratteristiche che la ridurrebbero a ideologia del nazionalismo tedesco) un aspetto particolare della manifestazione della tradizione primordiale, la quale si situa in quella comune 'Patria artica' cui i Veda e le Edda sovente si riferiscono, e di cui il Brahmanesimo più ortodosso sembra rappresentare la più antica forma vivente.
7 Externsteine, presso Horn, ove esiste uno tra i più antichi templi solari dell'Europa ario-pagana. I Germani usavano questo santuario come luogo d'iniziazione al 'culto della luce divina'.
8 Qui, alcuni Fedeli custodisco le ceneri di Savitri Devi.